È l’ultima, vera, frontiera della ribellione femminile. L’ultima forma di resistenza.
Perché in un mondo dove essere a dieta è cosiderato uno stato normale, quotidiano, scegliere di rinunciarvi ha un che di rivoluzionario.
È quanto suggerisce Martina Liverani nel suo libro 10 ottimi motivi per non cominciare una dieta, in uscita per Laurana Editore.
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Mentre decostruisce minuziosamente l’utilità delle diete – non funzionano, costano, falsano il rapporto con il cibo, minano l’autostima... – l’autrice toglie il velo alla devozione tutta contemporanea per il corpo e smaschera i meccanismi che la alimentano.
Una devozione insana, perché basata su una percezione del corpo viziata da modelli artificiali imposti, che non corrispondono alla realtà. Ma sui quali il corpo è rimodellato, plasmato, rifatto. Per essere esibito, e quindi accettato.
Il libro, strutturato come un decalogo, affronta molti paradossi e sfata altrettanti miti: dalla Barbie (che ha proporzioni irreali, con una vita troppo stretta per contenere gli organi vitali) al burqa (in Occidente è quello invisibile, ma altrettanto crudele, della taglia 38), dai dietologi star ai cibi light, toccando tutti i tasti "sensibili" della caleidoscopica personalità femminile.
Martina Liverani riscrive così la narrazione del corpo, invita a tornare a una dimensione più autentica, più umana, dove la bellezza moderna non può più essere un modello aspirazionale irreale, uno stereotipo omologato ma, nelle parole dell’autrice, "si esprime anche attraverso l’interiorità e richiede intelligenza, autostima, forza e carattere". Dove il cibo è vita, salute, piacere e convivialità. E dove la felicità passa attraverso l’accettazione di sé e la consapevolezza della propria unica, irrinunciabile, singolarità. Barbara Amadasi