2 Mln Giovani Italiani Con Disturbi Alimentari
Allarme disturbi alimentari nei
giovani italiani:
Milano, 8 nov . (Adnkronos Salute) -
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Sono due milioni i giovani italiani, soprattutto ragazze, con disturbi del
comportamento alimentare. Con una novità: il picco di incidenza
torna a salire tra i quarantenni. E sintomatico il fatto che il
problema dell’anoressia sia ormai avvertito non soltanto in
ambito clinico, ma dalle stesse istituzioni governative, che
stanno acquistando consapevolezza della
facile presa sui giovani del mito dell’indossatrice scheletrica.
Parola di Sara Bertelli, medico psichiatra all’ospedale San
Paolo di Milano, che al Congresso Milano pediatria in programma
a fine mese nella città lombarda illustrerà l’esperienza del
Centro ambulatoriale di cui è responsabile. In tre anni,
ricorda, si sono registrati 290 primi accessi, di cui 63 in età
infantile e adolescenziale.
Questi disturbi, che stanno diventando sempre più un’ emergenza
sociale oltre che sanitaria, dovrebbero essere affrontati con un
approccio multi disciplinare, a partire dall’ambiente in cui i
giovani vivono: la famiglia e la scuola, dice l’esperta.
Fondamentale il ruolo del pediatra nel cogliere i primi segnali
di un disagio, che affonda spesso le proprie radici in un
rapporto difficile con il cibo e in un’ attenzione eccessiva per
l’immagine corporea. I bambini costretti a seguire una dieta,
come per esempio i celiaci e i diabetici, hanno maggiori
probabilità di sviluppare disturbi dell’alimentazione, assicura
la Bertelli.
Se però si esclude l’anoressia classica, che nel corso dei
secoli ha interessato costantemente l1% della popolazione, i
casi in assoluto più frequenti sono le forme miste, prevalenti
nelle ragazze tra i 12 e i 25 anni (in rapporto 10 a 1 rispetto
ai maschi, in cui i disturbi sono in aumento), con una frequenza
che oscilla, a seconda delle casistiche, dal 5 al 20%. Fra le
novità, la comparsa di un secondo picco di incidenza intorno ai
40 anni. Un fenomeno oggetto di studio, per capire se sia
correlabile a disturbi anche sfumati del comportamento
alimentare in epoca infantile.
Anoressia e bulimia richiedono un approccio multidisciplinare –
l’equipe è in genere costituita da psichiatra, pediatra,
psicologo e dietologo - che chiama in causa anche la famiglia.
Questi disturbi, in un caso su quattro, dopo tre anni diventano
cronici e offrono un margine di intervento e una probabilità di
relativo successo sempre più ridotti.
(Red-Mal/Adnkronos Salute
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