L'uomo Perfetto
Come conquistare una donna essendo il contrario di ciò che si è.
Film recentissimo, 2005, e che a grandi linee potrebbe
sembrare banale e di poco spessore, L'uomo Perfetto di Luca
Lucini è una riuscitissima commedia degli equivoci
sentimentale tutta basata sull'eterno dubbio che attanaglia
l'umanità: ma come si può essere il partner perfetto per
qualcouno.
L'idea, come detto è semplice, eppure la felice regia e la
divertentissima sceneggiatura trasformano quest'opera in una
piacevolissimo affresco semiserio del rapporto uomo-donna (ma
anche amica-amica) che fila via leggero per tutta l'ora e
mazza del film.
E' la storia di un 'menage' à quatre: la giovane e dinamica pubblicitaria Lucìa (Francesca Inaudi) si rassegna al fatto che la sua migliore e bella amica, Maria (Gabriella Pession), abbia conquistato Paolo (Giampaolo Morelli) e ci sia fidanzata da molto, anche se questi era la sua antica cotta adolescenziale, ma quando i due decidono di sposarsi Lucìa si accroge di essere ancora innamorata. Lucìa allora passa all'azione (non proprio pulita) di assoldare un attore bello ma squattrinato col compito di sedurre la sua amica Marìa e mandare a monte il matrimonio. La storia è semplice fino ad apparir banale eppure nel suo dipanarsi è un susseguirsi di scenette comiche e divertenti sicché la commedia scivola via sempre leggera con dei picchi di godibile umorismo intelligente, come all'inizio quando l'attore, ma inesperto gigolò, deve impratichirsi a conoscere tutti i gusti e le idiosincrasia di Maria per poter sembrare così, ai suoi occhi, l' "uomo perfetto" del titolo.
Il finale risulta scontatamente happy end anche se inaspettato e nonostante tutto, grazie anche alla bravura degli attori, il film riesce gradevole e scorrevole ed alla fine la banale morale di chiusura che "la parte migliore da interpretare è quella di se stessi" non sembra per nulla retorica.
E' la storia di un 'menage' à quatre: la giovane e dinamica pubblicitaria Lucìa (Francesca Inaudi) si rassegna al fatto che la sua migliore e bella amica, Maria (Gabriella Pession), abbia conquistato Paolo (Giampaolo Morelli) e ci sia fidanzata da molto, anche se questi era la sua antica cotta adolescenziale, ma quando i due decidono di sposarsi Lucìa si accroge di essere ancora innamorata. Lucìa allora passa all'azione (non proprio pulita) di assoldare un attore bello ma squattrinato col compito di sedurre la sua amica Marìa e mandare a monte il matrimonio. La storia è semplice fino ad apparir banale eppure nel suo dipanarsi è un susseguirsi di scenette comiche e divertenti sicché la commedia scivola via sempre leggera con dei picchi di godibile umorismo intelligente, come all'inizio quando l'attore, ma inesperto gigolò, deve impratichirsi a conoscere tutti i gusti e le idiosincrasia di Maria per poter sembrare così, ai suoi occhi, l' "uomo perfetto" del titolo.
Il finale risulta scontatamente happy end anche se inaspettato e nonostante tutto, grazie anche alla bravura degli attori, il film riesce gradevole e scorrevole ed alla fine la banale morale di chiusura che "la parte migliore da interpretare è quella di se stessi" non sembra per nulla retorica.
Simpatici anche i personaggi minori che fanno da contorno al
film,come il cognato del protagonista che ad una citazione
dalla Boheme risponde con una domanda/battuta: "Sai perché la barbie divorziata costa il doppio delle altre? Perché ha la
casa di Ken, il camper di Ken, il conto di Ken, il letto di
Ken..."; l'assistente alla produzione che viene simpaticamente
vessata dalla protagonista che la considera in sottotono ma
alla fine si dimostra l'unica ad aver capito la vicenda meglio
di tutti; bravi i protagonisti Inaudi e Scamarcio, esileranti
sia nella fase delle lezioni di identificazione
con Maria sia
nel finale in cui interpreta la pubblicità per la perdita
della cellulite in cui coniuga considerazioni filosofiche
sulla vita e l'accettazione di sé con l'esaltazione del
prodotto estetico, il tutto camminando in mutande per le vie
della città (Milano) e finendo attorniato da belle modello che
lo ammirano declamare lo slogan: "la mia? celluvia!"
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