Più adipe, meno QI
Un nuovo studio mette in evidenza i problemi che l'obesità causa anche al cervello.
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Più ingrassi, più ti instupidisci anche; questa la triste realtà
emersa da uno studio condotto in Francia, da cui appare che c'è un collegamento tra l'obesità e
il declino della funzione cognitiva.
Quoziente di intelligenza (Qi) e grassezza sarebbero
inversamente proporzionali.
Il grasso, dunque, oltre ad aumentare la pressione arteriosa, a
diminuire la durata della vita e ad
essere all'origine di
malattie cardiache, rende anche un po' meno dinamici
intellettualmente. Lo
sostiene una ricerca condotta da alcuni scienziati francesi e
pubblicata dalla rivista inglese Neurology.
Gli autori della ricerca, per cinque anni hanno studiato un
campione di 2.200 persone, ed hanno concluso che ci sono
evidenti segni di perdita di capacità intellettive in chi
ingrassa. Un dato allarmante soprattutto per la Gran
Bretagna, il "Paese più grasso d'Europa", secondo dati resi noti
nelle settimane scorse, dove quasi un quarto degli adulti e
oltre il 14 per cento dei giovanissimi sotto i 16 anni vengono
classificati come obesi.
Nel corso dello studio sono stati coinvolti uomini e donne tra i
32 e i 62 anni sottoposti a quattro test di capacità mentale che
hanno dovuto ripetere per due volte, a cinque anni di distanza
l'una dall'altra. I ricercatori hanno così scoperto che le
persone con un Indice di massa corporea (Imc, che misura la
quantità di grasso di un individuo) pari a 20 o meno, erano in
grado di ricordare 56 parole nel corso di un test contro le 44
ricordate dalle persone con 30 di Imc, o più.
Secondo Maxime Cournot, che ha diretto la ricerca, gli ormoni
secreti dal grasso potrebbero avere un effetto dannoso sulle
cellule cerebrali, circostanza che si tradurrebbe in una
diminuita funzionalità cerebrale. Anche David Haslam, direttore
clinico del National Obesity Forum, ha detto che i risultati
della ricerca sono ''preoccupanti".
Un rimedio per prevenire l'obesità potrebbe però venire da una
ricerca italiana. I ricercatori italiani infatti hanno
scoperto la molecola che aiuta ad annullare l'assimilazione di
grasso nonostante grosse assunzioni nella dieta. La rivista internazionale Proceedings of the
National Academy of Science USA (PNAS) ha pubblicato uno studio
compiuto da un gruppo di ricercatori dell' Istituto di
Neuroscienze del Consiglio Nazionale delle Ricerche (CNR)
guidato guidato da Alessandro Bartolomucci, da poco entrato a
far parte del Dipartimento di Biologia Evolutiva e Funzionale
dell'università di Parma, e Anna Moles.
Lo studio, presentato da Rita Levi Montalcini, ha individuato,
utilizzando le moderne tecniche di proteomica, cioe' di
identificazione e caratterizzazione delle proteine, una molecola
in grado di aumentare il consumo energetico nel metabolismo e quindi diminuire
la massa grassa, e si può considerare un passo importante
nella lotta contro l'obesità che permetterà di creare prodotti e
medicine migliori e piu' efficaci. Il gruppo di ricerca
ha identificato per la prima volta, nel cervello del ratto, un peptide, una piccola proteina di 21 aminoacidi, derivato dal
gene vgf. Questo peptide (TLQP-21), somministrato nei ventricoli
cerebrali di topi normali, incide sul metabolismo aumentando il
dispendio energetico, la temperatura corporea ed i livelli
plasmatici di adrenalina e quindi diminuisce la quantità di
massa grassa.
A seguito di questi risultati i topi sono stati sottoposti a
un'alimentazione ricca in grassi e trattati con TLQP-21.
''L'effetto - spiega Bartolomucci - è stato sorprendente, il
peptide era in grado di prevenire le prime fasi dell'obesità
indotta da una dieta ricca di grassi, che invece si sviluppava
nei topi di controllo.
Nei topi trattati con TLQP-21, nonostante la quantità di cibo
ingerito fosse identica rispetto agli animali di controllo, il
peso restava invariato, così come il peso della massa grassa e i
livelli circolanti degli ormoni leptina e grelina". Un risultato
incoraggiante, se si pensa che il 45% della popolazione italiana
è in sovrappeso e il 10% è obesa e che le malattie causate
dall'obesità e dal sovrappeso interessano nel mondo un miliardo
di persone, un numero superiore agli 800 milioni che soffrono di
denutrizione, causando costi sociali ed economici doppi rispetto
a quelli sostenuti per i soggetti con il peso in regola.
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