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Economia in Corsica
La Corsica è una delle regioni francesi più povere e più svantaggiate da un punto di vista economico, malgrado il notevole sviluppo del turismo nell'ultimo dopoguerra.
Il prodotto interno lordo (PIL) della regione nel 2003 è stato pari a 5.455 milioni di Euro, di gran lunga il minore tra tutte le regioni francesi (il penultimo, quello del Limousin è quasi tre volte maggiore, 15.408 milioni di Euro), ed è pari ad appena lo 0,35% del totale della Francia metropolitana (1.560.192 milioni di Euro). Anche considerando il PIL per abitante, la Corsica resta il fanalino di coda, con 20.149 Euro (penultimo il Languedoc-Roussillon, 20.279 Euro), un dato impressionante (-5.842 Euro) se paragonato alla media nazionale, pari a 25.991 Euro.
Se si fa l'eccezione della microregione del Capo Còrso e di qualche piazzaforte costiera, la Corsica non ha mai avuto, come la vicina Sardegna, una vera e propria vocazione marittima, affidandosi per lo più (e sino ad epoche recenti) ad un'economia basata su un'agricoltura ed una pastorizia (capre e pecore) quasi esclusivamente di sussistenza, anche se Genova, in particolare, prese misure atte a favorire lo sviluppo delle colture boschive (soprattutto castagni e larici) che fornivano ottimo legname per costruzioni anche navali. I castagneti di Corsica, ancora oggi molto estesi, costituivano inoltre un'importante risorsa alimentare (è tuttora diffusa e tipica della gastronomia còrsa la pulenda di farina di castagne).
Dopo la conquista francese vi fu anche in Corsica il tentativo, come altrove, di introdurre le nuove tecniche di coltivazione razionale che venivano via via sviluppate, ma la forte emigrazione finì per rendere vani gran parte degli sforzi diretti a mettere a frutto le terre dell'isola.
Tale situazione si trascinò sostanzialmente sin sul finire degli anni cinquanta del XX secolo, quando furono varati da Parigi i primi piani organici di sviluppo e valorizzazione agricola, diretti essenzialmente alla bonifica ed alla messa a profitto delle terre della piana orientale tra Bastia e Solenzara, soprattutto per l'implantazione di estesi vigneti e frutteti (da segnalare una buona produzione di clementine oltre ad alcuni vini a denominazione d'origine). Ancora oggi queste coltivazioni costituiscono, assieme al comparto edilizio, uno dei più importanti settori produttivi dell'isola, mentre l'allevamento (soprattutto ovino) ha uno scarso rilievo economico.
Pochissimo sviluppato è anche il settore manifatturiero, legato a piccoli nuclei industriali concentrati soprattutto attorno a Bastia. Da segnalare - in tempi recenti - l'apertura di uno stabilimento di componentistica aeronautica ed il discreto successo di una distilleria che produce un'originale birra còrsa aromatizzata alla castagna oltre alle attività industriali legate alla produzione agricola e alla conservazione e trasformazione dei suoi frutti.
Dopo vari tentativi di sfruttamento minerario, soprattutto a cavallo tra XIX e XX secolo, questo settore, rivelatosi non adeguatamente redditivo, è stato ormai del tutto abbandonato.
L'altra grande risorsa economica còrsa, il turismo, attivo quasi esclusivamente durante l'estate, non fornisce un reddito distribuito in modo omogeneo né sul territorio (gran parte dell'interno ne è pressoché tagliato fuori), né nell'arco dell'anno. Anzi, non esistendo norme di protezione territoriale del mercato del lavoro, il settore, operando solo alcuni mesi l'anno, richiama un notevole numero di lavoratori stagionali dalla Francia senza riuscire ad impiegare stabilmente la forza lavoro locale. Lo sfruttamento industriale del turismo, inoltre, genera continue tensioni (ad esso sono legati anche numerosi attentati dinamitardi, tesi per lo più a bloccare iniziative speculative di cementificazione delle coste) legate al mancato reivestimento nell'isola dei proventi assicurati dall'iniziativa francese ed europea (con qualche significativa presenza italiana) in tale settore.
Imprese
Al primo gennaio 2004 esistevano in Corsica poco più di 20.000 imprese, 80% circa delle quali operanti nel settore terziario. Nel complesso circa il 25% degli stabilimenti è a carattere commerciale e il 50% dedicato ai servizi, in gran parte rappresentati da alberghi e ristoranti, con scarsa presenza nel settore dei servizi alle imprese. Le imprese sono abbastanza equamente distribuite nei due dipartimenti che compongono l'isola, con polarizzazione attorno ai maggiori centri dipartimentali (Bastia e Ajaccio) e in genere sulle coste interessate dallo sviluppo turistico ed agricolo.
Solo l'8% degli stabilimenti è a carattere industriale-produttivo (due terzi dei quali afferiscono al settore agroalimentare), mentre il 15% rimonta al settore delle costruzioni edilizie. La grande maggioranza delle imprese sono piccole e piccolissime: il 59% non ha dipendenti salariati e il 95% ne hanno meno di dieci. Le imprese più grandi (che però hanno subito un incremento numerico pari quasi al 50% tra 2000 e 2004) operano quasi tutte nel terziario. Tra il 1999 e il 2004 si è registrato un incremento del 17% nel numero complessivo delle imprese e, scomponendo il dato, vi si segnala una crescita del 23% tra quelle del settore edilizio e, nel settore dei servizi, un aumento significativo nei settori immobiliare e dei servizi alle imprese.