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Lo afferma uno studio che ha seguito 50.000 donne per otto anni

Conoscere la single patient based medicine per capire i bias di jama!
Carne alla grigliaSul numero odierno di JAMA (Journal of the American Medical Association) vengono pubblicati i risultati della più vasta indagine finora condotta sull’influsso di una dieta più o meno ricca di grassi sulla salute delle donne in età post-menopausa (la ricerca ha seguito per 8 anni 50.000 donne di età compresa fra i 50 e i 79 anni).

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In una serie di comunicati la rivista riassume il contenuto di altrettanti articoli in cui si dà conto del fatto che una dieta povera di grassi (pari al 25-29 per cento delle calorie assunte quotidianamente) non sembra ridurre – rispetto a una dieta più ricca (pari al 35-37 per cento delle calorie) – il rischio di tumore del seno, cancro del colon, infarto e ictus. Purtroppo soltanto in uno di tali comunicati viene chiaramente sottolineato il fatto che l’indagine aveva di mira gli effetti di una mera restrizione complessiva del consumo di grassi, senza alcuna distinzione fra saturi e insaturi. E proprio per questo uno dei ricercatori che ha partecipato alla ricerca sottolinea che "i risultati di questo studio non modificano affatto le raccomandazioni relative alla prevenzione delle malattie”, e in partcolare che l’introito di grassi saturi non dovrebbe superare il 10 per cento delle calorie complessivamente assunte. Altrimenti detto: è importante non eccedere nel consumo di grassi, ma ciò non basta se non si sta attenti al tipo di grassi che si consumano. Per quanto rivolta agli addetti ai lavori, da una così prestigiosa rivista scientifica ci si poteva aspettare una maggiore attenzione anche nella stesura di comunicati che possono essere ripresi dalla grande stampa.

Fonte: Le Scienze (10/02/2006)

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